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Cibo, spiritualità e sostenibilità: lezioni dall'induismo e dal buddismo per un pianeta in crisi

Articolo redatto da Dr. Davide Lovera

La nostra relazione con il cibo non è mai stata solo materiale: è sempre stata anche culturale, morale e, spesso, spirituale. Per millenni, tradizioni religiose come l'induismo e il buddismo hanno offerto una visione del cibo come qualcosa che va oltre il semplice nutrimento fisico. In queste tradizioni, ciò che si mangia, come e perché si mangia sono profondamente intrecciati con l'etica, la cosmologia e l'identità personale.

In un mondo che oggi affronta crisi climatiche, insicurezza alimentare e perdita di biodiversità, queste antiche prospettive offrono non solo una guida morale, ma anche una serie di pratiche che possono contribuire a costruire un futuro più sostenibile. Il concetto moderno di planetary health, che sottolinea l’interconnessione tra il benessere umano e quello del pianeta, trova un'inaspettata risonanza nei precetti alimentari di queste religioni millenarie.

Induismo: un legame tra cibo e anima

Uno degli aspetti più affascinanti dell'induismo è che, pur essendo considerato una religione, non richiede necessariamente la fede in un dio personale. Si può essere induisti, infatti, semplicemente vivendo secondo i principi del dharma, il codice etico che governa la condotta umana. Questo si riflette anche nell'approccio al cibo. Ad esempio, una persona può non credere in alcuna divinità, ma seguire rigorosamente una dieta vegetariana, rispettando il principio di ahimsa (non-violenza), che vieta di nuocere agli esseri viventi.

La sacralità attribuita alla mucca è un caso emblematico. Nonostante le molteplici interpretazioni del suo simbolismo, la mucca è universalmente rispettata nell’induismo come fonte di vita e abbondanza. Produce latte, usato per nutrire le famiglie, e il suo letame è tradizionalmente utilizzato come fertilizzante naturale o combustibile. Anche una persona che non pratica rituali religiosi potrebbe evitare di mangiare carne bovina, non per motivi spirituali, ma per il valore simbolico ed ecologico attribuito all'animale.

Sattva, Rajas e Tamas: cibo e qualità della mente

Nella filosofia induista, il cibo non solo nutre il corpo, ma influenza anche la mente e l'anima. Come spiegato nei testi classici come il Bhagavad Gita, gli alimenti sono classificati in tre categorie:

  1. Sattvico: puro, leggero e armonioso, come frutta, verdura e cereali integrali. Promuove la calma mentale e la spiritualità.

  2. Rajasico: stimolante e ricco, come spezie forti, caffè e cibi piccanti. Accende desideri e irrequietezza.

  3. Tamasico: pesante, stantio o trasformato, come carne, alcol o cibi industriali. Porta apatia e ignoranza.

Questa distinzione non è solo metaforica. Gli alimenti sattvici sono considerati ecologicamente sostenibili, poiché richiedono meno risorse per essere prodotti. Questo approccio trova una risonanza sorprendente nelle attuali raccomandazioni scientifiche per una dieta a basso impatto ambientale.

Il prasada: condividere il cibo con il divino

Un altro concetto chiave nell'induismo è quello di prasada, il cibo offerto alle divinità durante i rituali e poi distribuito ai fedeli come benedizione. Questo atto trasforma il cibo in un mezzo di connessione tra l'umano e il divino, ricordando che ogni nutrimento è un dono sacro.

Questa tradizione porta con sé un importante insegnamento: il cibo non è mai qualcosa da sprecare. Ogni boccone è un simbolo di gratitudine, un atto di riconoscenza verso la natura e le risorse che ci sostengono. In un’epoca di sprechi alimentari, il prasada ci invita a ripensare il nostro rapporto con il cibo come qualcosa di sacro, non semplicemente consumabile.

Buddismo: compassione e consapevolezza attraverso il cibo

Il buddismo, nato nel VI secolo a.C., rappresenta un'evoluzione della tradizione induista, focalizzandosi su principi come la compassione, la consapevolezza e il non-attaccamento. Questi valori trovano una potente espressione nel rapporto con il cibo, che è visto non solo come nutrimento, ma come strumento per coltivare consapevolezza e compassione.

Il vegetarianismo e il karma

Molte scuole buddiste, specialmente nella tradizione Mahayana, promuovono il vegetarianismo come espressione della compassione verso tutti gli esseri viventi. Secondo la legge del karma, ogni azione ha conseguenze. Mangiare carne implica causare sofferenza agli animali, un atto che influisce negativamente sul proprio karma.

Nel Lankavatara Sutra, un testo centrale del buddismo Mahayana, si legge:

"Chi mangia carne uccide il seme della compassione e si allontana dall’illuminazione."

Questa prospettiva non è solo etica, ma anche ecologica. Gli allevamenti intensivi sono responsabili di enormi quantità di emissioni di gas serra, oltre che della deforestazione e dell'inquinamento delle acque. Adottare una dieta vegetariana, come suggerito dal buddismo, non solo promuove la salute spirituale, ma anche quella del pianeta.

Consapevolezza alimentare: un antidoto al consumismo

Uno dei principi centrali del buddismo è la consapevolezza, o mindfulness, che si applica anche all’alimentazione. Mangiare con consapevolezza significa essere pienamente presenti al momento del pasto, riconoscendo il lavoro e le risorse che lo hanno reso possibile.

Questa pratica invita a rallentare, a gustare ogni boccone e a evitare gli eccessi. È un approccio che contrasta con il consumismo sfrenato del mondo moderno, dove il cibo è spesso ridotto a una merce veloce e abbondante, con poca considerazione per le sue implicazioni sociali ed ecologiche.

Le storie del Jataka: l’altruismo alimentare del Buddha

Il buddismo racconta molte storie significative attraverso i Jataka, una raccolta di racconti sulle vite precedenti del Buddha. In una di queste storie, il Buddha, incarnato come una lepre, si offre come cibo a un mendicante affamato, gettandosi nel fuoco. Sebbene il mendicante si riveli essere un dio che salva la lepre, la storia illustra il valore dell’altruismo e del sacrificio.

Questi racconti, pur essendo metaforici, offrono lezioni profonde sull’importanza di condividere il cibo e di mettere il benessere degli altri al di sopra del proprio. In un mondo in cui quasi 800 milioni di persone soffrono la fame, il messaggio del Jataka è più attuale che mai.

Cibo e sostenibilità: una lezione per il futuro

Le tradizioni alimentari di induismo e buddismo non sono solo pratiche religiose, ma risposte culturali a sfide ecologiche millenarie. L’enfasi sulla moderazione, sulla compassione e sul rispetto per la natura offre un modello per affrontare le crisi globali contemporanee.

Ad esempio, il vegetarianismo, radicato in entrambe le religioni, è oggi visto come una delle soluzioni più efficaci per ridurre l’impatto ambientale del sistema alimentare globale. La consapevolezza alimentare, promossa dal buddismo, può aiutare a combattere lo spreco alimentare, che rappresenta il 30% di tutto il cibo prodotto.

Religione e scienza: un dialogo necessario

Il concetto di planetary health, che integra il benessere umano con quello ecologico, trova un terreno comune con le tradizioni religiose orientali. Sebbene la scienza e la religione siano spesso considerate separate, in realtà condividono una visione comune: quella di un mondo interconnesso, in cui ogni azione ha ripercussioni globali.

Come affermava il Dalai Lama:

"La nostra sopravvivenza dipende dalla nostra compassione, non solo verso gli esseri umani, ma verso tutti gli esseri viventi."

Questo messaggio risuona con l'urgenza di ripensare i nostri sistemi alimentari per garantire un futuro sostenibile.

Conclusioni: ritrovare il sacro nel quotidiano

L’induismo e il buddismo ci insegnano che il cibo non è mai un semplice atto di consumo. È un gesto sacro, un’espressione di gratitudine e un mezzo per costruire un mondo più giusto e armonioso. In un’epoca in cui la produzione alimentare è una delle principali cause di degrado ambientale, queste tradizioni offrono una guida per vivere in modo più consapevole e sostenibile.

Riscoprire il valore spirituale del cibo potrebbe essere il primo passo per ritrovare un equilibrio tra l’uomo, la natura e il divino. Come suggeriscono queste antiche tradizioni, il futuro del pianeta dipende da come scegliamo di nutrirci, non solo fisicamente, ma anche moralmente e spiritualmente.

DR. DAVIDE LOVERA

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