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Costruire un futuro attraverso il cibo

Articolo redatto dal Dr. Davide Lovera

ll cibo è il cuore pulsante della nostra cultura e della nostra identità. È il linguaggio con cui raccontiamo chi siamo e cosa vogliamo diventare. Ma è anche un potente strumento per affrontare le sfide globali, dall’ingiustizia sociale alla crisi climatica.

Adottare una dieta sostenibile significa non solo prendersi cura di sé, ma anche del pianeta. È un atto di responsabilità collettiva che richiede una visione integrata di etica, scienza e cultura.

In un mondo sempre più frammentato, il cibo potrebbe essere la forza unificante di cui abbiamo bisogno. 

Come ci insegna la storia, ciò che mangiamo non è mai stato solo una questione privata: è un riflesso delle nostre scelte, delle nostre credenze e delle nostre aspirazioni. Ed oggi, forse più che mai, il cibo è la chiave per immaginare e costruire un futuro migliore.

Cibo e divinità: il riflesso di un’identità culturale e la chiave per un futuro sostenibile

Il nostro rapporto con il cibo è tutto fuorché banale. Ciò che scegliamo di mettere nel piatto racconta chi siamo, da dove veniamo e cosa desideriamo per il futuro. Dai banchetti sacri dell'antichità ai moderni movimenti alimentari, il cibo è sempre stato una lente potente per osservare la società. Ma non è solo nutrimento per il corpo: è storia, religione, economia e persino politica. È il filo conduttore che unisce l’intimo all’universale, l'umano al divino, e oggi, più che mai, il cibo potrebbe essere la chiave per salvare noi stessi e il nostro pianeta.

Il cibo come specchio di identità e spiritualità

Fin dagli albori della civiltà, il cibo non ha avuto solo una funzione biologica, ma anche simbolica e rituale. Gli antichi greci sacrificavano animali agli dèi, bruciandone pelle e ossa per inviare aromi ai cieli, mentre la carne era condivisa con la comunità. In questo gesto si intrecciavano spiritualità e politica: si onorava il divino e, al tempo stesso, si rafforzavano legami sociali.

Simbolismi simili attraversano culture e religioni. Nella tradizione cristiana, l'Ultima Cena è il modello di un cibo che diventa comunione: il pane e il vino non sono solo alimenti, ma il corpo e il sangue del divino. Questo atto di condivisione va oltre il nutrimento, acquisendo un significato spirituale e sociale che persiste anche nella cultura laica.

Tuttavia, non sono solo i rituali espliciti a raccontare il legame tra cibo e divinità. Ogni religione ha codificato norme alimentari che riflettono una visione del mondo. Dal vegetarianismo pitagorico alla dieta kosher, fino all’ascesi alimentare dei santi cristiani, il cibo è stato usato per disciplinare i corpi e, attraverso essi, plasmare un'identità collettiva.

Le radici del gusto e la cultura alimentare

Spesso si pensa che il gusto sia una questione puramente biologica, legata a ciò che il nostro corpo richiede o respinge. Ma le preferenze alimentari sono profondamente influenzate dalla cultura e dalla religione. Il modo in cui percepiamo i sapori è modellato da una combinazione di disponibilità di risorse, norme sociali e immaginario collettivo.

Un esempio illuminante è il ruolo del pane nelle civiltà mediterranee. Il grano, base dell’alimentazione, ha una centralità simbolica che trascende la sua funzione pratica. Nella cultura greca, era un dono della dea Demetra; nel cristianesimo, è il “pane della vita”; nella Bibbia, è una benedizione divina che scende dal cielo. Questa sacralità del pane lo ha reso il simbolo della vita stessa, incarnando l’equilibrio tra bisogno fisico e nutrimento spirituale.

Analogamente, il vino e l’olio d’oliva non sono solo alimenti, ma veri e propri pilastri culturali. Il vino, dono di Dioniso, è simbolo di vitalità ed ebbrezza, ma anche del rischio di un disordine incontrollato. L’olio, legato alla saggezza di Atena, è sinonimo di purezza e protezione. Questi alimenti non solo definiscono il gusto mediterraneo, ma riflettono un equilibrio millenario tra natura e cultura.

Religione e sostenibilità: lezioni dal passato

Le norme religiose non hanno solo plasmato identità e relazioni sociali, ma hanno anche giocato un ruolo nella gestione delle risorse. La sacralizzazione di certi alimenti, come l’olio d’oliva, e la proibizione di pratiche distruttive hanno spesso avuto un effetto protettivo sull'ambiente.

Questo approccio trova eco nel concetto moderno di "planetary health", che enfatizza il legame tra salute umana e salute del pianeta. Adottare diete sostenibili non è un'idea nuova, ma un ritorno ad un equilibrio che molte civiltà antiche conoscevano bene. Ridurre lo spreco alimentare, privilegiare cibi locali e stagionali, e limitare il consumo di carne sono pratiche che trovano radici in antichi insegnamenti culturali e religiosi.

Un esempio emblematico è la dieta mediterranea, celebrata non solo per i suoi benefici sulla salute, ma anche per il suo basso impatto ambientale. Questa dieta, basata su cereali, verdure, olio e un consumo moderato di carne, riflette un equilibrio virtuoso tra bisogno umano e rispetto per la natura.

L’ascesi alimentare nell’era contemporanea

Se l’antichità vedeva nel cibo un mezzo per avvicinarsi al divino, l’era moderna ha riscoperto questa relazione sotto nuove forme. Movimenti come il vegetarianismo, il veganismo e il crudismo possono essere letti come versioni secolari dell'ascesi alimentare.

Queste pratiche, spesso motivate da ragioni etiche e ambientali, riflettono una volontà di disciplinare il proprio corpo per un bene superiore. Tuttavia, il rischio è che queste nuove norme alimentari diventino escludenti o ossessive, creando divisioni anziché unità.

La crescente attenzione alla "purezza" alimentare, con il culto dei superfood e la demonizzazione di alcuni cibi, può portare a nuove forme di disuguaglianza. Il cibo sostenibile è spesso un lusso riservato a pochi, mentre le popolazioni più vulnerabili continuano a dipendere da diete poco salutari e dannose per l'ambiente.

Cibo e potere: una storia di disuguaglianze

Il cibo è da sempre un segno distintivo di status. Nell’antichità, gli dèi si nutrivano di nettare e ambrosia, mentre gli esseri umani consumavano pane e legumi. Questa distanza alimentare rifletteva una gerarchia sociale che ancora oggi trova corrispondenze.

Oggi, il divario tra diete ricche e povere è altrettanto evidente. Gli alimenti sani e sostenibili sono spesso accessibili solo a chi può permetterseli, mentre il cibo ultra-processato domina nelle comunità a basso reddito. Questo squilibrio è una delle sfide più urgenti per il futuro della nutrizione globale.

Garantire l’accesso a diete sostenibili non è solo una questione di salute pubblica, ma anche di giustizia sociale. Le politiche alimentari devono affrontare non solo la sostenibilità ecologica, ma anche l’equità, per assicurare che tutti possano beneficiare di un’alimentazione sana.

La dimensione sacrale del cibo nel futuro

Il cibo non è mai stato solo un bisogno fisico. È un’esperienza emotiva, un gesto culturale e, in molti casi, un atto spirituale. La riscoperta di questa dimensione sacrale potrebbe essere la chiave per affrontare le sfide del futuro.

In un’epoca segnata da crisi climatiche e insicurezza alimentare, l’antica idea di moderazione e condivisione potrebbe guidare nuove pratiche alimentari. Il ritorno a un’alimentazione sostenibile non deve essere visto come una rinuncia, ma come un’opportunità per riscoprire un rapporto più profondo con il cibo e con il pianeta.

La sacralizzazione di alimenti e risorse non deve necessariamente avere connotazioni religiose. Può invece essere reinterpretata come un modo per valorizzare ciò che è essenziale, proteggendolo dalle logiche distruttive del consumismo.

Conclusioni: Un Approccio Integrato al Cibo

ll cibo è un ponte tra passato e futuro, tra sacro e profano, tra individuale e collettivo. Le religioni hanno plasmato il nostro rapporto con l’alimentazione, offrendo modelli di moderazione e condivisione che risuonano ancora oggi. Tuttavia, l'attuale crisi climatica richiede un approccio integrato che unisca antiche saggezze e moderne conoscenze scientifiche.

Adottare una dieta sostenibile non significa solo migliorare la salute personale, ma anche contribuire al benessere del pianeta. Ciò che mangiamo non definisce solo chi siamo, ma anche il mondo che vogliamo costruire.

Dr.DAVIDE LOVERA

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