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Cibo e religione nell'Islam: un percorso di purificazione e sostenibilità

Articolo redatto dal Dr. Davide Lovera

Nel vasto panorama delle tradizioni religiose, l'Islam emerge con un approccio particolarmente complesso e strutturato all'alimentazione. Il cibo non è solo una necessità fisica o una scelta culturale, ma un elemento centrale della pratica quotidiana, strettamente legato alla purificazione dell'anima e alla costruzione di una comunità virtuosa. Le prescrizioni alimentari islamiche, con la loro divisione tra halal e haram, si intrecciano con le sfere spirituale, sociale e ambientale, gettando una luce sul rapporto tra l'uomo, la creazione e il divino.

Il cibo come dono di Allah: tra halal e haram

Nel Corano, il cibo è regolato da norme precise che delineano ciò che è lecito (halal) e ciò che è illecito (haram). Come afferma la Sura Al-Ma'idah (5:3):

"A voi sono vietati gli animali morti, il sangue, la carne di porco e ciò su cui sia stato invocato altro nome che quello di Allah."

Questa distinzione non è meramente normativa, ma contiene implicazioni etiche e spirituali. Gli alimenti halal rappresentano ciò che è puro, corretto e conforme al volere divino. La macellazione rituale, per esempio, è un atto che va oltre la semplice preparazione alimentare: richiede che l'animale sia rivolto verso la Mecca, che il sacrificatore sia in uno stato di purezza e che vengano recise le vene giugulari in modo rapido e senza sofferenza.

Questa attenzione non è solo simbolica, ma rappresenta un rispetto per la vita e la natura che si riallaccia ai moderni concetti di benessere animale e sostenibilità. Il sangue, considerato simbolo di impurità, deve essere completamente rimosso, un rituale che ricorda la necessità di ridurre al minimo la violenza verso la creazione di Dio.

Moderazione e comunità: un codice alimentare globale

Il Corano pone anche un forte accento sulla moderazione. In un versetto che riflette l'equilibrio tra godimento e responsabilità, si legge:

"O voi che credete, non privatevi, come se fossero illecite, delle cose buone che Dio vi ha reso lecite, senza però passare la misura, perché Dio non ama i trasgressori." (Corano, 5:87)

Questo precetto richiama alla mente l'importanza di un rapporto equilibrato con il cibo, un tema che si rivela particolarmente rilevante nel contesto delle crisi ambientali attuali. L'Islam invita a evitare gli eccessi, non solo per ragioni spirituali, ma anche per garantire che le risorse rimangano disponibili per tutta la comunità. Questa visione collettiva è una delle chiavi di volta della cultura islamica: il cibo non è mai solo un fatto individuale, ma un elemento che riguarda l'intera Ummah (la comunità dei credenti).

L'invito profetico a "dare cibo all'affamato" si riflette in pratiche come la Zakat, l'elemosina obbligatoria, che include il sostegno alimentare ai più bisognosi. Questo precetto si collega anche alla crescente consapevolezza moderna dell'iniquità nella distribuzione delle risorse alimentari e alla necessità di affrontare il problema della fame globale attraverso un sistema più equo e sostenibile.

Il digiuno del Ramadan: purificazione del corpo e dell’anima

Il Ramadan, uno dei cinque pilastri dell'Islam, è forse la pratica alimentare più conosciuta a livello globale. Durante questo mese sacro, i musulmani sono chiamati a digiunare dall'alba al tramonto, astenendosi non solo dal cibo e dalle bevande, ma anche da altri piaceri, come il fumo e gli atti sessuali. Come spiega il Corano:

"O voi che credete, è stato prescritto per voi il digiuno come fu prescritto per coloro che vi precedettero, affinché siate timorati di Dio." (Corano, 2:183)

Il digiuno non è solo un esercizio di privazione, ma un mezzo per sviluppare disciplina, gratitudine e consapevolezza spirituale. Durante il Ramadan, i pasti serali (iftar) e quelli pre-alba (suhoor) assumono una valenza rituale, diventando momenti di condivisione comunitaria e di riflessione spirituale.

Questo mese, tuttavia, offre anche uno spunto per riflettere sulla sostenibilità. Il Ramadan promuove una pausa dal consumo eccessivo e invita a un rapporto più rispettoso con il cibo. Tuttavia, l'aumento della domanda di cibi energetici e il surplus di sprechi che spesso caratterizzano i pasti dell'iftar in alcune comunità suggeriscono la necessità di un approccio più consapevole, che onori lo spirito originario di questa pratica.

Le radici ecologiche dell'Islam: un modello di sostenibilità

L'Islam pone una forte enfasi sul rispetto per la creazione di Allah. La cura per gli animali, per esempio, non si limita alle norme alimentari. La macellazione rituale, come sottolineato nel file, include una rigorosa attenzione alla salute e al trattamento dell'animale. Questo principio si allinea con le moderne preoccupazioni per il benessere animale e per la produzione alimentare etica.

Anche il divieto del vino e delle bevande inebrianti, presente nelle sure medinesi del Corano, riflette una preoccupazione per la moderazione e l'autocontrollo. Sebbene le motivazioni siano principalmente spirituali, vi è una risonanza con le attuali campagne di salute pubblica che evidenziano i rischi associati all'abuso di alcol.

Infine, l’Islam incoraggia un uso responsabile delle risorse naturali. La cultura del riutilizzo e della condivisione, che permea molte tradizioni islamiche, è un esempio di come i precetti religiosi possano offrire una guida per affrontare le sfide ecologiche contemporanee.

Verso un dialogo tra religione e salute planetaria

L'Islam, come le altre religioni monoteistiche, offre un modello integrato di alimentazione che tiene conto della spiritualità, dell'etica e della sostenibilità. In un mondo sempre più frammentato, i precetti alimentari islamici rappresentano una fonte di ispirazione per ripensare il nostro rapporto con il cibo.

Il legame tra halal e sostenibilità è particolarmente significativo: la moderazione, la condivisione e il rispetto per la natura sono principi che trovano eco nel concetto di "planetary health". Questo approccio invita a considerare le implicazioni ambientali e sociali delle nostre scelte alimentari, sottolineando che ciò che mangiamo non è solo un fatto privato, ma una decisione con profonde conseguenze collettive.

Oggi, più che mai, è necessario un dialogo tra le tradizioni religiose e le scienze ambientali per affrontare le sfide globali. Come sottolinea il Corano, il cibo è un dono di Allah, da trattare con rispetto e gratitudine. Forse, proprio riscoprendo questo rispetto, possiamo trovare la strada verso una maggiore armonia tra l'uomo, la natura e spirito.

DR. DAVIDE LOVERA

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