Città come organismi viventi: il modello delle Microaree e la salute planetaria
Di Davide Lovera
Negli ultimi anni, il concetto di Planetary Health ha ridefinito il nostro modo di pensare la salute. Non possiamo più considerare il benessere umano separato dagli ecosistemi in cui viviamo: aria, acqua, clima, alimentazione e condizioni sociali sono tutti tasselli dello stesso mosaico. Ma se vogliamo affrontare le grandi crisi sanitarie globali, dobbiamo partire dai quartieri, dai palazzi, dai luoghi in cui la vita si svolge ogni giorno.
C’è un esperimento in corso in Italia che sta attirando l’attenzione di urbanisti, epidemiologi e policy maker: il Progetto Microaree di Trieste. Un modello di salute territoriale che, con una logica tanto semplice quanto rivoluzionaria, potrebbe insegnare qualcosa al mondo intero.
Le città non sono macchine, sono ecosistemi
Da decenni pensiamo alle città come macchine: centri di produzione e consumo, infrastrutture da ottimizzare, ingranaggi che devono funzionare senza intoppi. Ma questa visione è insufficiente per comprendere cosa significa abitare uno spazio urbano.
Le città sono organismi viventi, sistemi complessi fatti di persone, relazioni, disuguaglianze e vulnerabilità. La qualità della vita in una metropoli non si misura solo in PIL o numero di ospedali, ma in coesione sociale, accessibilità ai servizi, spazi pubblici vissuti. È qui che entra in gioco il Progetto Microaree, un modello che ha capito che la salute non si costruisce solo negli ospedali, ma soprattutto nei quartieri, nelle case, nei legami tra le persone.
Cosa sono le Microaree?
Trieste, città di confine e sperimentazione, ha dato vita a un’iniziativa che ha pochi eguali in Europa. Le Microaree sono unità territoriali in cui operatori sanitari, assistenti sociali, associazioni e cittadini lavorano insieme per migliorare la qualità della vita delle persone più vulnerabili.
📌 Obiettiviprincipali:
✅ Portare l’assistenza sanitaria direttamente nei quartieri più fragili.
✅ Ridurre ospedalizzazioni e accessi in pronto soccorso attraverso la prevenzione.
✅ Rafforzare la comunità, creando reti di supporto tra cittadini, istituzioni e volontari.
✅ Integrare salute, servizi sociali e rigenerazione urbana.
Le Microaree non sono solo un progetto sanitario, ma una nuova idea di città, in cui il benessere non è delegato solo alle istituzioni, ma diventa un processo collettivo.
Dalla salute dei quartieri alla salute del pianeta
Se le Microaree funzionano, è perché hanno colto una verità fondamentale: la salute non è solo questione di ospedali e medicine, ma di ambiente, abitazioni, relazioni sociali.
Questa idea è sorprendentemente vicina a quella della Planetary Health, il nuovo paradigma che lega il benessere umano alla salute degli ecosistemi globali. Pensiamo alla crisi climatica, alla pandemia di Covid-19, alle disuguaglianze alimentari: non sono problemi isolati, ma sintomi di un sistema malato.
Cosa ci insegna il modello delle Microaree sulla Planetary Health?
Ambiente e salute sono inseparabili
Se l’aria è inquinata, aumentano le malattie respiratorie
Se il cibo è industriale e poco accessibile, crescono obesità e diabete.
Se mancano spazi verdi e luoghi di aggregazione, la salute mentale peggiora. Le città devono essere ecosistemi sani, non solo efficienti.
La salute è un diritto collettivo, non un bene di consumo. Oggi l’accesso alla sanità è sempre più diseguale: chi è ricco può permettersi cure migliori, chi è povero ne resta escluso.
Le Microaree dimostrano che si può costruire un modello alternativo: portare la sanità alle persone, invece di aspettare che siano loro a cercarla.
Ripensare la città significa ripensare il futuro della salute:
Gli urbanisti devono progettare città che favoriscano il benessere: meno traffico, più verde, più socialità.
Le Microaree ci dicono che la salute è un progetto urbano e sociale, non solo medico
Scalabilità globale: può funzionare altrove?
Se il modello delle Microaree funziona a Trieste, potrebbe funzionare anche altrove? La risposta è sì, a patto di adattarlo ai diversi contesti.
🌎 Applicazioni internazionali:
✅Nelle metropoli occidentali : Integrazione delle Micro aree nei programmi di rigenerazione urbana e lotta alle disuguaglianze.
✅ Nei paesi in via di sviluppo: Reti di assistenza di prossimità potrebbero ridurre la pressione su ospedali sovraccarichi.
✅ Nelle emergenze climatiche: La sanità territoriale potrebbe essere essenziale per rispondere a eventi estremi e pandemie future.
Oggi, molte città stanno cercando di implementare modelli simili: a Barcellona con i "Superblocks", a Parigi con la "Ville du quart d’heure", a Medellín con le "Comunas Resilienti". Ma il progetto di Trieste ha qualcosa di speciale: non è solo un'idea, è una realtà che sta già funzionando.
Dal quartiere al pianeta
Il Progetto Microaree è più di una politica sanitaria: è una visione alternativa di città, un modello che guarda al futuro.
Se vogliamo costruire una vera Planetary Health, dobbiamo partire dai luoghi in cui le persone vivono, lavorano, si ammalano e guariscono. La salute non è solo una questione di ospedali, è un processo che coinvolge l’intera società.
Forse il futuro della sanità globale non si trova solo nei grandi summit internazionali, ma anche nelle piazze, nei cortili, nei palazzi di periferia. Lì, dove la vita reale accade.
Dr. Davide Lovera